La cantina di Petra

La cantina di Petra, progettata da Mario Botta, rappresenta una interessante sintesi tra la matericità della terra di Toscana, la cultura enologica e le più avanzate tecnologie edilizie

La struttura si staglia come un monolite perfetto dove la tipica campagna toscana incontra l’atmosfera più intensamente mediterranea. Una visione architettonica di antica memoria, eppure assolutamente originale. Indiscutibilmente frutto della creatività di Mario Botta, ma allo stesso tempo qualcosa di unico e, probabilmente, irripetibile.
Inaugurata meno di due anni fa, Petra a Suvereto è già stata definita “la cantina ideale”, o la “cantina assoluta”, celebrata in tutto il mondo come il simbolo dell’unione fra passato, presente e futuro. Simbolo perfettamente in equilibrio fra tradizione e innovazione. Forma, materia, funzionalità: è dalla sinergia fra questi tre elementi che scaturisce il fascino di Petra, un’opera che merita di essere conosciuta  anche al di là del suo indubbio valore architettonico. Le scelte  costruttive che caratterizzano questa cantina sono infatti altrettanto interessanti. Mentre all’interno della struttura si rinnova il rito della vinificazione secondo procedure che fanno parte integrante del “progetto”.

Una torre alta 25 metri per sviluppare una tecnologia di vinificazione rispettosa delle tecniche tradizionali e senza la necessità di interventi meccanici nella movimentazione delle uve

Il cilindro sezionato è un’immagine che si presenta, forte ed inattesa sopra i campi coltivati. L’impatto architettonico è immediato e definisce lo stile complessivo dell’opera. Ma la sua funzione va ben oltre l’estetica. Il cilindro accoglie infatti al suo interno le attività primarie della cantina, mentre al centro sono disposti i serbatoi per la vinificazione. Alto quasi 25 metri e con un diametro di 42, il corpo cilindrico ospita anche al primo piano la sala di diraspatura e al secondo il laboratorio e gli uffici di servizio della produzione. L’intera organizzazione interna è realizzata per garantire il massimo rispetto delle uve, assicurando un ciclo naturale di vinificazione, che cura con meticolosa attenzione anche le movimentazioni del prodotto, con il tradizionale sistema “a gravità”, per evitare il più possibile il contatto fra uva e sistemi meccanici. La cantina occupa complessivamente una superficie di 8000 mq., destinata alla produzione di oltre 800.000 bottiglie di vino rosso di qualità. Il risultato architettonico e costruttivo sottolinea la ricerca dell’ideale equilibrio tra la necessaria qualità pragmatica dell’edificio, creato ad esatta misura del ciclo produttivo della vinificazione, e l’aspetto estetico di un luogo che nasce come espressione e disvelamento del territorio da cui trae identità.

Un’architettura che dialoga con l’ambiente dove materiali tradizionali come il cotto rivestono forme dotate di forte e attuale personalità

Petra è situata nel cuore della Maremma Toscana e la tenuta si estende per circa trecento ettari di vigneti, boschi e uliveti in un paesaggio che si staglia fra colline e mare. Il paesaggio di Petra è intensamente “contadino” e non si avverte contraddizione fra la nuova cantina e le case coloniche sparse nel territorio. Il progetto di Mario Botta si ispira alle antiche dimore di campagna toscane in cui il disegno delle coltivazioni era parte integrante del disegno architettonico.
Il cilindro in pietra del corpo centrale è circondato da una zona vegetativa che crea un effetto cromatico mutevole a seconda delle stagioni.
Nel complesso l’edificio si connota come “un grande fiore” che si estende lungo tutta la collina ridefinendone il paesaggio. La struttura del cilindro, costruita con sistema integrato cemento-legno Moretti Interholz, è costituita da pilastri tondi che sorreggono le grandi travi di legno lamellare della scalinata esterna ed i setti in calcestruzzo armato della corona circolare, dove è collocato il giardino pensile. Travi secondarie in legno lamellare, poste tra le travi principali ed il primo anello della corona, degradano verso valle secondo la cadenza dettata dalla scalinata, formando una serie di finestrature che illuminano naturalmente l’interno del cilindro. Al piano terra, nella profondità oltre il nucleo centrale e lo spazio riservato alle botti di rovere per l’invecchiamento del vino, è stata creata una lunga galleria che penetra la montagna fino ad arrestarsi di fronte ad una parete di roccia dove nel cuore della collina si entra in un luogo conclusivo, uno spazio di incontro o forse di riflessione. E’ questa galleria un percorso che porta idealmente al ventre della montagna, un cordone ombelicale che lega alla terra madre.
Anche grazie a scelte come queste, Petra rientra a pieno titolo nella nuova cultura architettonica dedicata al vino, un vero e proprio movimento della civiltà del costruire che sta ottenendo crescenti consensi in Europa e nel mondo.
Petra può anzi essere a ragione considerata un simbolo della “New Architecture of wine”, che tende ad ottimizzare il concetto di forma/funzione a partire dai processi costruttivi e dall’impiego dei materiali.

Una realizzazione in cui la struttura architettonica è stata interamente risolta con elementi “a volta” prefabbricati e in legno lamellare

Petra costituisce un’eccellente sintesi fra l’idea architettonica di un grande progettista e il patrimonio di conoscenza di un’impresa che sa utilizzare in modo globale la tecnologia della prefabbricazione. In Petra il collaudato “sistema cantina” Moretti si conferma ai massimi livelli, la soluzione ideale per la realizzazione di strutture interrate rispondenti alla duplice funzionalità di sostegno e contenimento. Gli elementi a volta, sfruttando il principio statico dell’arco, riducono al minimo gli spessori di copertura e al contempo garantiscono massima capacità di sostegno anche in caso di elevati sovraccarichi esercitati da sovrastanti sale di vinificazione oppure dal vigneto.
Materiali e tecniche impiegate rispondono ad elevati standard qualitativi certificati a norme Iso.
Per meglio rispondere alle esigenze della committenza, il sistema cantine Moretti è stato organizzato in due sottoinsiemi con differenti caratteristiche geometriche ed estetiche. L’articolazione di questi due moduli è regolata da due differenti concetti strutturali: la volta a crocera 6.00×6.00 e la volta a vela 6.00×4.80. Questa modularità garantisce flessibilità spaziale e strutturale al sistema venendo incontro a importanti aspettative funzionali. La piastra del modulo base del sistema cantina Moretti 6×6, è stato integrato con una serie di elementi appositamente progettati e realizzati per il corpo cilindrico della costruzione. A ciò si è aggiunto l’impiego di  elementi in cotto, in cemento e in legno lamellare, che hanno visto l’Ufficio tecnico Moretti collaborare sia con l’architetto Mario Botta, sia con imprese specializzate come la Sannini Impruneta.
Particolarmente efficace e significativa la personalità stilistica espressa con il legno lamellare, che copre interamente il soffitto dell’enorme cilindro, elemento principale dell’architettura, realizzando un perfetto contrappunto visivo con l’acciaio satinato dei grandi tini e allo stesso tempo permettendo l’ingresso della luce naturale.  Natura e tecnologia convivono così sia nell’impatto estetico che in quello funzionale.  Inoltre questa conformazione, anche in virtù della disposizione a gradoni dei solai interni, permette di controllare a vista tutti i piani di lavoro. A questo spazio si accede tramite due torri prefabbricate interne al cilindro che collegano verticalmente i vari settori della cantina.

Il sistema cantina Moretti si è nuovamente dimostrato un modulo strutturale capace di assicurare grande flessibilità spaziale e architettonica, unendo innovazione e tradizione. Nelle antiche barricaie, ad esempio, antichi stili architettonici sono evocati mediante colonne e pilastri a tortiglione e volte a crocera. Altrettanto interessante il raffinato gioco ad incastro degli elementi strutturali, che definiscono lo spazio dei corridoi fra i vari ambienti. Colpisce il fatto che prefabbricati, in cemento armato e legno lamellare, integrandosi fra loro possano rispondere in modo tanto efficace ad esigenze architettoniche di così alto livello.
L’impatto architettonico di Petra è di grande fascino, di giorno e di notte, grazie anche ad un importante lavoro dal punto di vista illuminotecnico sviluppato in collaborazione fra Moretti e Artemide. Nel pensiero di chi l’ha progettata e voluta la cantina è, ancora prima che una struttura dedicata  alla trasformazione e invecchiamento delle uve, un luogo di accoglienza e quindi di scambio di culture e di esperienze.

Petra è la messa in forma di uno schema iniziale che Vittorio Moretti, imprenditore e produttore, ha affidato all’architetto Mario Botta. Il progettista  ha immaginato l’intervento inserito nelle pendici della montagna con il solo fronte a valle fuori terra posto su un pianoro allungato. Il progetto  si presenta  con la forte immagine plastica del cilindro in pietra, sezionato con un piano inclinato parallelo alla collina e due corpi edilizi porticali ai lati. Uno schema apparentemente semplice, ma risolto in modo magistrale, dove la semplicità è fonte essa stessa di riconoscibilità archetipa.
Nel progetto di Botta, Petra vuole essere una reinterpretazione delle antiche dimore di campagna toscane in cui il disegno delle coltivazioni, in questo caso i vigneti, era parte integrante del disegno architettonico. Il cilindro del corpo centrale è circondato da una zona vegetativa che crea effetti cromatici e scenografici mutevoli secondo il ritmo delle stagioni.