IN VISITA ALLO STUDIO D’ARCHITETTURA DI MAIRE ENGINEERING GUIDATO DA MARCO VISCONTI
Una delle personalità più versatili e apprezzate nel campo della progettazione sostenibile, artefice di progetti che dimostrano come estetica e funzionalità possono sviluppare una dialettica positiva e caratterizzante
Marco Visconti, ingegnere e architetto, personalità professionale ed umana di particolare spicco, al cui nome sono legati alcuni dei più importanti interventi di ambito produttivo realizzati in questi ultimi anni, è alla guida della sezione architettura di Maire Engineering, una delle principali società in Italia nel settore della progettazione e costruzione, che ha ereditato l’esperienza e le potenzialità di Fiat Engineering. Maire Engineering applica la propria competenza in una vasta gamma di realizzazioni sia in Italia che all’estero, in cui interviene con proprie tecnologie, integrando esperienze e capacità operative, finanziarie e gestionali. La società unisce le competenze dell’engineering e del general contracting necessarie per la realizzazione delle più complesse ed impegnative opere industriali. L’intervista concessa in esclusiva a Tracce, ci consente di conoscere meglio il suo pensiero e le sue opere in un settore, quello industriale, fondamentale per l’architettura moderna, anche se a volte trascurato.
“L’architettura al servizio del mondo industriale viene vissuta direttamente, quotidianamente, da moltissime persone, che all’interno dei padiglioni produttivi passano parecchie ore della loro giornata; lavorando, ma anche stabilendo relazioni, comunicando. Questo concetto è interessante perché sottolinea uno degli aspetti cardine della nostra attività: offrire risposte alla necessità di porre in sinergia persone e tecnologie”.
L’architettura partecipa attivamente a migliorare dinamiche produttive e vivibilità negli ambienti
La ricerca progettuale si sta sempre più indirizzando a porre armonia fra due aspetti che fino a pochi anni fa sembravano antitetici. “E’ uno scenario solo apparentemente contraddittorio: ma è stata proprio l’evoluzione dell’architettura industriale che ha dimostrato come ciò non deve costituire un conflitto. Semmai il contrario. Oggi sappiamo con sicurezza che se poniamo le persone, i lavoratori, in edifici e ambienti che predispongono favorevolmente alle loro attività, siano esse intellettuali, manuali o relazionali, otterremo benefici tangibili anche sul rendimento personale e collettivo, sulla produttività. E’ logico che da questo punto di vista la consapevolezza della committenza risulta decisiva: oggi possiamo dire con soddisfazione che l’architettura ha contribuito in modo importante, per alcuni aspetti decisivo, ad affermare nuovi livelli di qualità del lavoro nelle aziende. Una committenza sempre più attenta e sensibile, costituita, in particolare nel caso Ferrari, da Luca Cordero di Montezemolo, ci ha chiesto e ci domanda con crescente frequenza di essere parte integrante dei nuovi modelli di lavoro. In Fiat Engineering prima ed oggi in Maire Engineering, questo concetto è alla base della nostra riflessione creativa e applicativa. Qui abbiamo sempre potuto sperimentare, alcuni direbbero osare. Fa parte del nostro DNA di società che guarda avanti.”
Compito della progettazione è mettere in rapporto dialettico l’estetica con le necessità funzionali
“All’interno del nostro gruppo siamo abituati a pensare e progettare grandi edifici con metri architettonici e urbanistici innovativi. Allo stesso tempo ogni nostra riflessione deve sempre collegarsi alle necessità tecnico-impiantistiche che dovrà accogliere. Ecco perché non possiamo mai fermarci ad un lay-out creativo, per quanto buono. In questo senso l’assetto e le potenzialità di Maire Engineering sono quanto mai favorevoli: possiamo infatti sviluppare in parallelo progetti di ingegneria e architettura, in un dialogo sinergico completo. Possiamo dire che per noi creare nel campo dell’architettura significa modulare la forma allo scopo, cercando però che sia la forma stessa a valorizzarsi dalla funzione. Se pensiamo ad esempio al tema della luce, possiamo accorgerci di quanto impegno proprio l’architettura industriale ha posto nel saper risolvere brillantemente problemi anche molto complessi. Riflettendo sulla luce sono nate architetture aperte verso l’esterno, alla ricerca di un contatto con l’ambiente che quindi ha dovuto anch’esso essere recuperato e rivalutato, assai più di quanto un tempo dominava i cortili industriali, i parcheggi e le aree di stoccaggio, ad esempio. Lo stesso dicasi per la flessibilità degli ambienti: oggi, ma lo sarà ancora più nel futuro”.
La versatilità dei moderni luoghi di lavoro è la sfida architettonica del prossimo futuro
“La tendenza più significativa del prossimo futuro sarà quella di poter modificare la configurazione degli edifici industriali in ragione degli sviluppi delle produzioni e delle necessità. Proprio l’architettura industriale è oggi quella che maggiormente sa esprimere versatilità, leggerezza, modularità, assecondando e guidando il modo di lavorare che cambia. Il progresso della prefabbricazione ci ha dato da questo punto di vista un aiuto importante, offrendoci elementi e sistemi sempre più funzionali. Anche perché, è l’esperienza che lo insegna, non esiste un materiale più nobile o migliore di un altro. Lavorare nel settore della progettazione industriale aiuta a considerare il valore della concretezza, del migliore pragmatismo. Non a caso ho sempre considerato il prefabbricato un’opportunità e non un condizionamento. Gli esempi, nostri ma anche di molte altre importanti società di engineering, sono innumerevoli.
Considerando che anche nell’impiego dei materiali e delle tecniche costruttive non esistono dogmi o certezze pre costituite: le certezze bisogna crearle, realizzarle e nuovamente metterle in discussione. Ma in questo sta anche la passione e il fascino del nostro lavoro”.