Gianfranco Paghera

“La nostra Green Philosophy  nasce da un ‘osservazione della natura e del suo costruirsi e svilupparsi, che ci insegna tutto sull’armonia e su come realizzare un giardino che è un ecosistema autosufficiente”

L’architettura del verde: il parere dell ‘architetto Gianfranco Paghera e la sua green philosophy
La professionalità dell ‘architetto paesaggista costituisce un riferimento sempre più apprezzato nelle dinamiche progettuali moderne, fra valori storici di antica tradizione e sperimentazioni che spesso confinano con l ‘arte visiva

Cosa significa, oggi, essere un progettista del verde  e quali devono essere le caratteristiche creative che connotano la professione?

Prima di tutto occorre la capacità di portare alla luce i veri desideri del committente, le emozioni che intende provare e di saperli interpretare e guidare alla luce di una filosofia progettuale ben precisa. La nostra Green Philosophy  nasce da un ‘osservazione attenta della natura e del suo costruirsi e svilupparsi che ci insegna tutto sull’armonia dei volumi, colori, profumi e su come realizzare un giardino che è un ecosistema autosufficiente, capace di sviluppo autonomo. Nel mio caso è stata la natura delle sponde del Garda la mia prima maestra .In seguito mi sono trovato a progettare giardini in tutto il mondo, sempre ispirandomi in modo diretto agli scenari naturali locali. La prima cosa che curo ogni volta che opero su un terreno nuovo è imparare a conoscerlo sotto ogni profilo: composizione chimica del suolo, esposizione, incidenza dei fattori climatici e meteorologici, essenze autoctone e le loro caratteristiche. Organizzare al massimo la capacità di acquisire questi dati è una caratteristica essenziale del ruolo attuale dell’Architetto paesaggista, importante quanto la costante crescita d’esperienza e una perfetta conoscenza dei materiali e delle professionalità con cui operare in modo simbiotico. Metodi e organizzazione sono sempre i medesimi, si tratti di progettare per gli Ikea di Bari e Ancona; le stazioni di servizio Autogrill; il master plan di New Istanbul, consegnato da poco, un’urbanizzazione di 5 milioni di metri quadri che firmiamo insieme allo studio Philip Johnson-Alain Ritchie; una serie di aeroporti internazionali (con la consulenza di Boeing) o Dutch Bay, progetto di edilizia turistica del valore di 364 milioni di euro per il quale stiamo collaborando fianco a fianco con il Governo dello Sri Lanka. 

Nello scenario italiano la figura professionale del progettista del paesaggio  è relativamente recente e le università italiane non sono ancora specializzate in questo settore specifico; qual’è il percorso formativo che è necessario intraprendere?

Noi non creiamo per l’oggi ma per il futuro. Anche perché la materia vegetale è viva, evolve.E determinante saper prevedere i termini di questa evoluzione, perché armonia e bellezza dell ‘impianto crescano nel tempo. Occorrono quindi basi di climatologia, meteorologia, chimica del suolo, botanica, orticoltura, frutticoltura, arboricoltura. Materie che fanno parte del background dei più importanti architetti paesaggisti. A questo proposito una scuola, che fornisce eccellenti basi teoriche e pratiche, è la Fondazione Minoprio, sostenuta dalla Regione Lombardia .

Nel panorama europeo, come è diffusa e interpretata questa specializzazione?

Esistono ancora troppe differenze tra le varie realtà nazionali per una valutazione complessiva.In Inghilterra si fa un impiego sistematico delle nostre competenze e al nostro ruolo viene attribuito un’importanza elevatissima mentre in Italia si fa ancora confusione tra vivaista e architetto progettista del verde. E questo è un vero paradosso perché noi italiani vantiamo una tradizione di eccellenza sotto entrambi i profili. In ambito paesaggistico pensiamo ai giardini medicei e all ‘influenza che hanno avuto a livello europeo ma anche a figure più vicine nel tempo, come Pietro Porcinai, uno dei maestri del giardino italiano del 900 .

Nel mondo professionale tende a scomparire la figura del tuttologo  a favore dei professionisti della progettazione. Nel suo campo, quale deve essere l’approccio corretto tra architetto progettista e progettista del verde?

Ci deve essere una condivisione della visione progettuale e della filosofia dell ‘intervento e la capacità di creare un gruppo di lavoro, guidato da un project manager, attraverso il quale si fondano le competenze di più professionisti, scelti in funzione degli obiettivi posti dal cliente. Dall’artigiano, genio del suo mestiere, all’azienda altamente specializzata e leader di settore per la fornitura di materiali e consulenza, a figure professionali contemporanee come il town planner, gli specialisti di environmental engineering, di logistica, e moltissime altre.