Un elemento naturale da riscoprire come risorsa tecnologica nella cultura professionale del progettista
Pensare al legno come materia costruttiva riporta immediatamente l’attenzione su valori che sono profondamente connessi alla tradizione e alla storia dell’architettura. Eppure il legno è una materia per diversi aspetti ancora poco conosciuta e troppo spesso sottovalutata nelle sue caratteristiche e capacità applicative, soprattutto considerando i progressi determinati del legno lamellare come elemento e sistema costruttivo. Testimonianza autorevole di come il legno rappresenta altresì una “nuova frontiera” e una straordinaria opportunità creativa per il progettista, sono molte delle più celebrate realizzazioni architettoniche di questi ultimi anni, dove l’integrazione legno cemento e legno acciaio costituisce uno dei focus di attenzione più pregnanti e distintivi dei progetti “firmati” dai più noti studi di architettura mondiali. Forse nessun materiale, neppure l’acciaio, ha ricevuto in tempi recenti tanta considerazione e tante riflessioni creative sfociate poi in soluzioni all’avanguardia. E’ altrettanto vero però che il legno non rientra ancora nel repertorio quotidiano della maggior parte dei progettisti. Un’apparente contraddizione che merita un approfondimento. Su questo argomento abbiamo raccolto il parere di Antonio Planchenstainer, ingegnere che ha fatto del legno la materia privilegiata del suo lavoro. Siamo andati ad incontrarlo nella sede della SITECO di Rovereto, uno degli studi di cui è associato. Alla sua esperienza sull’argomento abbiamo chiesto di puntualizzare alcuni dei principali aspetti che, a detta dello stesso Planchenstainer “fanno del legno la materia costruttiva destinata in futuro ad avere il maggiore sviluppo applicativo”.
“Sembra un paradosso – esordisce Planchenstainer – ma proprio il legno con la sua storia millenaria è uno dei materiali dalle potenzialità costruttive ancora meno conosciute. Con il legno si costruisce da secoli ma molto spesso senza una precisa coscienza delle sue reali caratteristiche fisico-dinamiche e potenzialità applicative. Eppure oggi, fra gli addetti ai lavori, sappiamo benissimo dove possiamo arrivare e cosa si può fare con questo materiale tanto versatile quanto pregevole nell’impatto estetico”. L’entusiasmo e la sicurezza che il nostro interlocutore esprime nel parlare della “sua” materia ci sollecita una domanda quasi obbligata: questa vocazione per il legno non sarà una questione di territorialità, considerando che ci troviamo in una regione alpina dove il legno è di casa?
“E’ logico che anche la cultura architettonica moderna del legno si è sviluppata più rapidamente in quelle aree territoriali dove per tradizione è da sempre materia di vita – ci risponde Planchenstainer – come Alto Adige, Trentino, Austria. Zone che possiedono una vera e propria vocazione per il legno che si è tradotta anche in architettura del legno. Oggi però il suo utilizzo è parte integrante di una cultura architettonica più vasta, che travalica confini e tradizioni. Il legno si è imposto all’attenzione dei grandi architetti, ma anche alle richieste della committenza più evoluta, per ragioni che vanno ben oltre il richiamo alla natura che esprime il suo utilizzo”.
E’ altrettanto vero però che al legno molti progettisti continuano a guardare con diffidenza. Su questo fatto Planchenstainer è molto chiaro: “Una delle principali resistenze alla sua applicazione, anzi la principale, senza dubbio, è stata e resta il timore nel caso di incendio. Nell’immaginario di tutti il legno rimanda al fuoco. Questa però è una concezione totalmente errata e quindi da riconsiderare, soprattutto per un professionista della progettazione che vuole essere aggiornato: il legno, ed in particolare il legno lamellare, è infatti un materiale che resiste perfettamente al fuoco, per diversi motivi ancora meglio che nel caso del cemento o dell’acciaio. Test sperimentali ed episodi precisi hanno confermato come la resistenza al fuoco è eccellente, per non dire stupefacente. Oltre alle specifiche certificazioni, prova di questo è il fatto che oggi i vigili del fuoco non solo approvano senza riserve il materiale, ma lo consigliano in molteplici campi costruttivi. La combustione del legno lamellare è infatti lentissima, eppure questo fatto non è ancora conosciuto dalla maggior parte dei progettisti e quindi nascono le paure. Sempre per restare nell’argomento prevenzione, è importante ricordare inoltre che il legno vanta doti ottimali anche dal punto di vista antisismico, un aspetto che oggi è sempre più all’attenzione del legislatore come del progettista e della committenza”.
Il secondo fattore che ha fino ad oggi frenato l’impiego frequente del legno, a nostro modo di vedere, si colloca proprio nella non totale consapevolezza delle potenzialità applicative. Chiediamo a Planchenstainer se concorda su questo nostro pensiero. “Sono assolutamente d’accordo. Molti progettisti sono ancora titubanti all’impiego del legno perchè non conoscono bene le grandi potenzialità che esso offre a livello creativo e gestionale. Grazie anche al lavoro e agli investimenti in ricerca delle aziende che operano nel settore, il legno si presenta oggi come un vero e proprio sistema costruttivo completo, che non solo si avvicina alla prefabbricazione in cemento ma che spesso sa offrire ancora di più. Sono moltissimi i casi che potrei citare per dimostrare le sue potenzialità applicative, mi limiterò a ricordare che nel caso delle coperture, ad esempio, si possono tranquillamente coprire luci di enormi dimensioni senza la necessità di pilastri di sostegno. Personalmente ho progettato cupole con diametri superiori agli ottanta metri, ma so che negli Stati Uniti non è infrequente vedere coperture di oltre 100 metri interamente realizzate in legno lamellare. Queste possono essere considerate testimonianze limite, ma non è così. Sta diventando altresì la norma ottenere risultati tanto eclatanti. Vorrei però sottolineare che il legno è una materia versatile in tutti gli aspetti e gli scenari applicativi, dalle condizioni d’impiego di routine fino alle più impegnative richieste progettuali”.
Resistenza, versatilità, prestazioni. Ma per quanto riguarda durata e manutenzione? “Anche da questo punto di vista il legno si è dimostrato e continua a dimostrarsi un materiale eccezionale. Il lamellare è un prodotto stabilizzato e collaudato, trattato direttamente in produzione con soluzioni che lo rendono pressoché intaccabile da agenti nocivi, come funghi e batteri. La durata di un buon legno è di gran lunga superiore a quella dei materiali più utilizzati oggi in architettura”.
Il fatto che il legno non sia ancora frequentemente impiegato può però creare problemi nel reperire squadre di montaggio preparate e affidabili? “Non nascondo che questo è un tasto delicato. Il legno interpretato come sistema costruttivo è teoricamente una materia facile e razionale da gestire, a patto però che vengano rispettate precise regole. Norme che iniziano in fase di produzione e arrivano fino alla posa in opera vera e propria. In passato si sono rilevati episodi non positivi a livello di montaggio, che hanno rischiato di compromettere l’immagine del prodotto. Il mio consiglio non può che essere uno: il progettista che vuole approcciarsi meglio e quindi utilizzare il legno deve selezionare con cura con chi collaborare. Oggi sul mercato esistono diverse realtà che si propongono come interlocutori e partner. Intraprendere la strada del legno è molto gratificante per il progettista, se però si stabilisce un rapporto di reale dialogo con i produttori, che non può escludere principi rigorosi di serietà anche per quanto riguarda il montaggio delle strutture”.
Il futuro del legno è quindi nella qualità globale dell’offerta? “Penso proprio di sì. Del resto è un percorso ormai tracciato e che sarebbe assurdo che il progettista trascurasse: il legno è gradito alla committenza e lo sarà sempre di più, anche oltre i tradizionali scenari applicativi. L’integrazione fra legno e altri materiali consente risultati architettonici di grande bellezza, che riportano immediatamente la percezione e quindi l’immaginario verso il concetto di solidità in sintonia con le forze della natura. È un mio personale pensiero, ma che credo incontri l’opinione di molti.”