La rivista di architettura Tracce ha selezionato Casa O tra i progetti di architettura di Fabrizio Leoni.
Si può immaginare una casa in Sardegna, ai piedi del Sulcis, senza archi, intonaci rustici e rivestimenti in pietra locale? Vedendo “Casa O”, progettata da Fabrizio Leoni a Capoterra, sembra proprio possibile. Con la sua forte carica sperimentale, l’opera si pone in una condizione di sospensione formale e di voluta diversità rispetto al contesto costruito.
Casa O : PROGETTO
Ai piedi del massiccio del Sulcis, nel Sud Ovest della Sardegna, si apre la conoide alluvionale di Capoterra, un territorio aperto, segnato e organizzato dai campi agricoli, dalle attività serricole e dai modi insediativi dell’urbanizzazione residenziale a bassa densità.
Su un terreno in forte pendio, lungo la linea di confine del bosco, l’edificio si configura come estrusione di uno dei massi granitici affioranti. Tale organismo si modifica lungo la sezione longitudinale, si plasma adattandosi alla pendenza del terreno, si piega seguendo la presenza degli alberi e si inarca staccandosi dal suolo per permettere il ruscellamento delle acque superficiali. Si chiude completamente verso il nord ovest mentre si apre a selezionare le viste: in primo piano il bosco e la piana agricola, sullo sfondo il golfo. In questo punto, la casa, articolata da un programma abitativo ridotto alle sue componenti spaziali minime, dichiara la sua volontà di confronto diretto con il paesaggio ed espande lo spazio interno verso un patio che, in ragione di un clima favorevole, si propone come un luogo privilegiato del vivere quotidiano. Un plauso comunque ai proprietari: una giovane coppia che vive gran parte del tempo all’estero e che, forse proprio per questo, si è aperta ai nuovi linguaggi dell’architettura, abbandonando i tranquilli sentieri della tradizione. Persone disposte ad accettare i valori dell’indeterminatezza e del conflittuale quali valori della contemporaneità.
L’ossatura dell’edificio è costituita da due gabbie strutturali in acciaio, appoggiate o appese ad alcuni blocchi di calcestruzzo e connesse da una terza parte centrale a ponte. I solai sono realizzati con pannelli sandwich di OSb e poliuretano espanso, mentre per le pareti di tamponamento sono stati utilizzati dei grandi pannelli di poliuretano sinterizzato, di 25 cm di spessore. L’edificio è interamente rivestito da un pannello di laminato Abet per esterni, montato a distanza dal paramento murario in modo da realizzare una parete ventilata. L’uso di questi materiali è pensato, da un lato, in funzione della loro notevole leggerezza nei trasporti e nei montaggi e, dall’altro, verso il controllo del bilancio energetico della casa.
La pelle, che risale piegandosi a rivestire anche il tetto posteriore, suggerisce la lettura dell’edificio come di un blocco massivo, rigato, avvolto da un film, che non allude alla sua consistenza tettonica ma al suo carattere plastico, alla ricerca di un peculiare confronto con la natura geografica del sito. Il blocco massivo, rivestito da un film plastico, apparenta la cellula abitativa con i prodotti di design industriale o con i veicoli, tanto da sembrare solo momentaneamente ubicato in quel sito. La riduzione al minimo degli spazi e delle funzioni consente la massima flessibilità d’uso come è connaturato all’idea concettuale di edificio essenziale e temporaneo, pensato per utenti affezionati alla mobilità e amanti del vivere all’aria aperta in un ambito di natura privilegiato.
In verità la casa si relaziona fortemente con il contesto allargato, quello a scala geografica, dialoga con gli elementi naturali più rilevanti, la montagna e la costa, ed anche con quelli antropici più significativi, il disegno delle trame agricole della contigua pianura campidanese. L’attento studio del sito ha consentito al progettista di rendere irrilevanti i caratteri negativi o di marginalità dell’ambito ravvicinato (né città né campagna, né ambito costiero né collinare) ipotizzando una relazione con un paesaggio latente, che attende di essere rivelato attraverso un sincretismo di vari contesti contigui, in particolare le ampie distese d’acqua degli stagni e l’aspro massiccio metallifero del Sulcis. Una casa sul limite che riflette le condizioni atmosferiche (celeste come il cielo), attenta alle preesistenze vegetazionali (l’interno si espande nel verde e viceversa) e che esalta le condizioni orografiche del sito (un blocco sghembo rotolante nel lotto a forte pendenza).
Senza introdurre alcuna sistemazione esterna (muri, strade carrabili, piazzali) Fabrizio Leoni, tenendo alto il livello di specificità architettonica e astrattezza morfo-materica, posiziona il manufatto fra le alberature del bosco senza contatti con il suolo. Il volume, quasi lievitante, si scompone longitudinalmente in due parti sfalzate in altezza: una conserva l’orizzontalità e dialoga per contrappunto con la pendenza del terreno, l’altra ruota seguendo l’andamento altimetrico del suolo. Il piano inclinato definisce una sorta di tetto svettante per rispettare, in modo astuto e intelligente, le prescrizioni urbanistiche.
L’edificio è prevalentemente chiuso per esaltare valori plastici e l’effetto massa. Nell’unità monomaterica sono presenti solo poche bucature per selezionare le viste: su un lato un taglio orizzontale misura il declivio e apre alla percezione del bosco; nell’altro lato un ampio patio, compendio all’aperto del soggiorno, mette in relazione lo spazio d’uso quotidiano con il paesaggio costiero. L’oggetto architettonico, nonostante le diversità e l’apparenza “futuribile”, presenta una forte relazione con la tradizione antica, un rispetto quasi sacrale per la natura e per il sito. Il limitato contatto con il suolo consente di lasciare intatto il versante .favorendo il naturale ruscellamento delle acque; inoltre gli ambiti sottostanti gli sbalzi offrono adeguati spazi ombreggiati, senza dover aggiungere ulteriori elementi di ingombro del suolo (portici o pensiline).
Il progetto, oltre che negli aspetti compositivi e formali, rispecchia con coerenza la volontà di innovazione anche nelle componenti bioclimatiche e costruttive, dagli impianti ai materiali.
Casa O : DATI
Progetto: Fabrizio Leoni architettura
Collaboratori: OlindoMerone, Elena Amat, Filippo Cardia, Antonio Delussu, Andrea Paccagnin
Calcoli struttura calcestruzzo e acciaio: Alessandro Falqui Cao, Sergio Meloni
Direzione Lavor: Fabrizio Leoni
Committente: Alberto Orru’
Realizzazione: 2001_2004
Materiali:
– Struttura in calcestruzzo e acciaio
– Solai in legno
– Tamponamenti in pannelli di polistirene
– Infissi in alluminio
– Pareti ventilate in pannelli di laminato per esterni Meg Abet
– Pavimentazioni in resina epossidica
Dati dimensional:
– sup lotto 1200
– sup edificio mq 105
– volume edificio mc 377
Fotografie: Dessi & Monari Fotografi
Tutte le immagini per gentile concessione di Fabrizio Leoni.