Ogni volta che progettiamo un luogo ne ricerchiamo le radici: aspetti climatici che abbiano condizionato usanze locali, comportamenti sociali dovuti allo sviluppo storico-culturale, quelle stratigrafie orizzontali e verticali che permeano ogni luogo e lo rendono unico.
L’arcipelago di Capo Verde ha un aspetto ancor più originale: ha radici nella memoria di un popolo che nel 1500 veniva da altri lidi, dal Portogallo, e che su quelle terre si è fuso con etnie diverse. Così la natura (dov’è ancora) incontaminata di queste isole si fonde con la cultura e la storia dell’architettura del Portogallo, dando forma a dei manufatti che non ti aspetteresti di vedere a quella latitudine.
Vivere quei luoghi, progettare immersi nelle caratteristiche fisiche, respirandone il ritmo ed i colori, diventa indispensabile per riuscire ad esaltare le caratteristiche peculiari di quel luogo: il mare, il vento, il sole, la terra e la pietra. L’esigenza è quella di far entrare l’esterno all’interno dell’edificio, attraverso l’uso dei materiali, la luce e le viste sul paesaggio.
Pedra Branca, bioarchiutettura a Capo Verde: progettista Cristiana Rossetti architetto
Così il disegno del costruito è modellato dalla forza del vento, dall’attrazione verso il mare e dall’esposizione solare.
I volumi essenziali danno forza all’espressività del territorio.
Tecnologia e natura sono alla base del progetto che crea spazi a misura d’uomo, moderni e confortevoli. Il colore bianco contrasta con la terra di colore più scuro, diffonde e riflette la luminosità del sole, esalta il contrasto sole/ombra ed i colori del paesaggio, che entra nelle case attraverso grandi finestre, come fosse uno scatto d’artista. La composizione prende spunto dalla moderna architettura portoghese che, con la sua drammaticità, valorizza la potenza del paesaggio, talvolta aspro, che la circonda. L’impostazione planimetrica delle ville rispetto al lotto nasce dall’esigenza di orientare gli edifici, i relativi affacci e la fruizione degli spazi sia interni che esterni in modo da proteggerli dal vento di nord-est, mantenendo comunque la vista sul mare. La struttura planimetrica delle ville è composta da setti centrali costruiti con la locale pedra Salgadin, ai quali si accostano i semplici volumi intonacati. Il risultato è un’architettura semplice nelle forme, quasi spontanea perché costruita con i materiali e le competenze che il territorio e la manodopera locale possono offrire. Gli edifici bifamiliari e la casa del custode nascono da un concetto ancora più semplice a livello volumetrico, arricchito da modanature dipinte, consuetudine locale.
Gli spazi esterni sono comuni ed esclusivamente pedonali. Aree a terra battuta si alternano ad aiuole di vegetazione autoctona, piante grasse che necessitano di pochissima acqua. L’irrigazione viene comunque garantita nei lunghi periodi di siccità utilizzando le acque grigie trattate con filtri a sabbia. Le ville, planimetricamente differenti tra loro, hanno tutte accesso dal patio posizionato a sud-ovest, dove affacciano anche cucina ed accesso al solarium privato. Sono composte da soggiorno, cucina, camere, di cui una con bagno privato ed un bagno di servizio. Le bifamiliari sono composte da due unità accostate e slittate per aumentare la privacy degli spazi esterni di pertinenza. La casa del custode si trova in una posizione più arretrata, quale accoglienza e controllo per chi accede dall’ingresso principale dalla strada di sud-ovest, ed ospita un ufficio, il minimarket e l’abitazione del custode. I box per le automobili sono coperti da un tetto giardino con un tappeto di sedum autoctono.
L’edilizia a Capo Verde
Nelle isole dell’arcipelago di Capo Verde i sistemi costruttivi sono molto semplici: muri in pietra locale e muratura in blocchi di cemento, prodotti localmente (in mancanza d’argilla!). Questi sistemi sono stati migliorati, rispetto alle esigenze climatiche locali e alle caratteristiche del terreno con sistemi di alleggerimento e ventilazione dei solai a terra e di copertura con elementi in plastica riciclata, che garantiscono un isolamento dell’edificio dall’umidità di risalita e il raffreddamento dell’involucro, pur ritrovandoci in un clima caldo-secco in cui le temperature non superano mai i 28-30°C e non scendono sotto i 18-20°, con un vento pressoché costante.