Andrea Maffei Architects

“Scoprire il mondo e tradurre la conoscenza in idee”.  E’ questo il consiglio che l’arch. Andrea Maffei si sente di dare ad un giovane che si avvicina alla professione. E la sua storia parte da un viaggio in Giappone, la collaborazione prima, l’amicizia poi con l’architetto Arata Isozaki, che in qualche modo ha contagiato la sua vicenda professionale. Tornato dal Giappone, apre a Milano lo studio Andrea Maffei Architects, che si occuperà, fra l’altro, di seguire i progetti dei quali è coautore insieme ad Arata Isozaki.

Noi della redazione di Tracce abbiamo raccolto la testimonianza di Andrea Maffei che ci ha fatto conoscere la storia e le ragioni che nutrono  il pensiero dei loro progetti.

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Come nasce la collaborazione con Isozaki e come prende forma un progetto.

La collaborazione è nata alla fine degli anni ’90. Dopo la laurea nel 97 sono andato a vivere a Tokio dove ho avuto l’opportunità di lavorare presso lo studio di Isozaki, prima come interno poi come associato. E da lì, da quella posizione privilegiata, ho iniziato a promuovere progetti sull’Italia: nel marzo del ’99 abbiamo partecipato alla gara per il museo degli Uffizi.
C’è da sottolineare che Arata Isozaki ha sempre visto nell’Italia e nella sua storia una sorta di tempio dell’architettura. Grande amante del nostro passato che l’ha portato a scrivere numerosi libri, ad esempio su Brunelleschi, Palladio, ecc…per lui è sempre stato un grande onore lavorare nel nostro paese affinché le sue opere vivano vicino a quelle dei grandi maestri italiani.
Così io mi sono sempre interessato a verificare le possibilità di partecipare a gare in Italia. Il Palahokey di Torino per le olimpiadi invernali del 2006 ha segnato l’inizio della mia società in Italia, in partnership con Isozaki. Da lì altri progetti, come il grattacielo di CityLife, il complesso residenziale dove si trovano anche le residenze di Daniel Libeskind e Zaha Hadid. Un progetto ambizioso che consiste nella riqualificazione della vecchia fiera. Il nostro grattacielo è uno dei tre che si stanno realizzando e sarà completamente dedicato ad uso uffici.
Poi ancora abbiamo vinto la gara per la riqualificazione della stazione di Bologna, la biblioteca di Maranello e così via…

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Come si procede in Italia dove la storia è una presenza con cui bisogna relazionarsi.

Dipende dal contesto, non c’è una regola generale ma si valuta da caso a caso, ad esempio se ci si trova in un contesto storico è opportuno valutare scelte che rispettino la storia del luogo. Magari avendo cura delle facciate e intervenendo più per l’interno creando così anche dinamicità.

Da dove parte la matita quando inizia un nuovo progetto, dalla forma o dalla funzione.

Quando abbiamo un progetto partiamo dalle funzioni dell’edifico. Guardiamo l’excursus che quel tale edificio ha avuto nel tempo. Ad esempio se si trattasse di un teatro, guardiamo agli antichi teatri romani, ai teatri ottocenteschi, a quelli dell’opera di San Pietroburgo. E poi una volta considerate le premesse funzionali c’è da valutare come realizzare, quindi cosa significa fare oggi quell’edificio in quel luogo. E’ molto importante parlare con il territorio, ciò che vive intorno e quindi proporre una soluzione di progetto interessante per la funzione e il territorio dove si va a collocare. Non si parte mai dalla forma, le scelte architettoniche sono un linguaggio che racconta il pensiero dell’architetto su quell’edificio e in quel contesto. Quindi esprimere la relazione col contesto del luogo, in quel momento e solo poi nascono le scelte architettoniche; la forma deve derivare dalle scelte architettoniche che sono il linguaggio che l’architetto sceglie per raccontare e concretizzare la sua idea.

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Parliamo di un progetto in corso, come nasce il progetto del grattacielo CityLife.

L’idea iniziale è stata quella di creare una “endless tower”, un edificio che potrebbe continuare all’infinito. Molti grattacieli hanno una testa, un corpo e una base, invece in questo caso abbiamo voluto creare un sistema modulare di sei piani che si può ripetere all’infinito, caratterizzato da una facciata leggermente bombata che identifica il modulo. Abbiamo preferito ragionare sulla massima agibilità degli spazi portando gli ascensori panoramici alle estremità, lasciando il corpo centrale come un grande open space per dare massima libertà al cliente di suddividerlo così come meglio crede rispetto alle sue esigenze. Vien da sè che la progettazione degli impianti ha una flessibilità tale da poter permettere qualsiasi tipo di divisione degli spazi. Una particolarità degli ascensori, per permettere una veloce distribuzione delle persone, è quella di averli divisi in due categorie: low rice, che servono fino alla metà del grattacielo, higt rise, per arrivare fino ai piani alti dell’edificio. Sono stati progettati secondo un sistema tedesco che si chiama “destination control” ovvero un budg avrà la memoria del piano di destinazione della persona, che riceverà subito l’indicazione di quale ascensore prendere. La messa a nudo di aspetti meccanici ci danno il senso “dell’edificio macchina”. Gli ascensori panoramici, visibili dall’esterno, e la scelta di portare in esterno quattro puntoni, di colore ocra, che servono a dare comfort e stabilità alla struttura, si ispirano ad un concetto di Futurismo che ha caratterizzato la Milano degli anni ’30. Infine nella parte posteriore del grattacielo troviamo forme romboidali che si alternano tra di loro, con una combinazione indefinita, che sono la rappresentazione di un calcolo matematico. Questi spazi saranno dedicati a sale per convention, meeting…

Ci dia un esempio concreto di sostenibilità applicata ad una realizzazione.

La biblioteca di Maranello: un vecchio edificio industriale circondato da case private su tre lati, dove il rapporto con il contesto era molto delicato. Così abbiamo pensato che la cosa migliore fosse quella di tenere le mura perimetrali esistenti verso le residenze, trasformandole in pareti verdi coperte da rampicanti. All’interno un mondo che non si vede dall’esterno ma che si scopre poco a poco e che vive circondato dal verde e dall’acqua.
Abbiamo progettato una forma organica che esprimesse al massimo il concetto di libertà che un luogo di lettura deve trasmettere. Una libertà naturale accentuata dal verde e da vasche d’acqua che accompagnano lo sguardo. Il progetto è caratterizzato da un impianto di geotermia con 15 sonde che danno autonomia alla struttura.

Biblioteca di Maranello

Ad un giovane architetto che suggerimento si sente di dare.

Andare all’estero per capire il pensiero del mondo ma poi ritornare in Italia a concretizzare le sue idee.
Però il sistema Italia dovrebbe valorizzare un po’ di più la figura degli architetti. Oggi manca il vincolo di avere specifiche competenze in architettura per firmare le opere edili.